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Exit 50x60 - olio su tela, 1976-87

Se è vero che la titolazione in Morago non pertiene necessariamente alla cognizione tematica dell’opera perché viene assegnata anche a parecchi anni di distanza e per fortuite coincidenze oppure per un bell’effetto poetico dei termini, è anche vero che in questo specifico testo pittorico il titolo “Exit” fornisce un lineare indirizzo di interpretazione. La genesi piuttosto lunga dell’opera, che accoglie una triplice datazione: 1976, 1982, 1987, comprova la volontà di una “conquista di una pittura totale in cui lo spunto emotivo di esprimere la propria vocazione repressa dalla famiglia e dall’educazione si sposa alla felicità del dipingere con salda tenuta formale” (Tavella). È il risultato, dunque, di un’uscita da un percorso patito fin dal passato e originato da quei vincoli genitoriali che imponendosi limitavano o, addirittura, mortificavano la sua libera scelta di essere pittore. Interpretate in un affronto manifesto e fluttuante oltre la mera superficie, le due cromie del rosso-passione-tintorettiano e del nero-angoscia-bassanesco si contendono lo spazio profondo dell’animo per quella che dovrà essere la decisione liberatoria, il finale esito alle ambasce nelle quali il pittore è caduto irretito. Di assoluta caratterizzazione, i colori si legano indissolubilmente variando l’alternanza della base di fondo, il rosso per il nero ed il nero per il rosso, secondo una soluzione che permarrà caratteristica di Morago, il quale, nel rievocare la propria consustanziale tensione, asserisce così l’unicità del suo libero arbitrio.

Mauro Fantinato

Ultima modifica: giovedì, 22 giugno 2023

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