Oltre Ouarzazate (con i Touareg) 70x100 - tempera, 1977
Una felice giustapposizione fra il cielo notturno e la distesa di sabbia, abbacinata dal chiarore della luna, forma la linea centrale dell’orizzonte. Questa linea, particolarmente gibbosa, esula da una finalità prettamente paesaggistica fino a spiccare nella declinazione simbolica che, sulla citazione del familiare Monte Cavallo, fa prevaricare il richiamo alle volute della vita con i suoi alti e bassi, gli slanci al futuro ed i rimandi al passato. Lo stesso Morago, infatti, la definisce una sorta di “diagramma vitale”. In questa stessa ottica, allora, ricade anche la cittadella, dato che viene abbreviata ad archetipici segni di una planimetria ancestrale, dentro un paesaggio totale, dove regnano solo il colore ed il silenzio. Il colore rimesso ad una logica non mimetica costituisce per il pittore il mezzo che concreta e modella lo spazio ma anche lo inventa e lo ammanta di immortalità in un desertico silenzio. Spiega il maestro: “E la sera è l’ora del silenzio e del ripiegamento. Credo che l’immortalità abbia qualcosa del deserto. Il suo assoluto. La sua limpidezza. Il suo silenzio.” Ed il silenzio è questo nero che recondito risuona caldo perché steso su una base rossa, peraltro leggibile lungo il punto di accostamento con le dune sabbiose. E qui, per Morago, si delinea la soglia quale luogo emblematico e privilegiato di ricerca, di contatto e di contaminazione.
Mauro Fantinato